Raffaele Caracciolo si occupa prevalentemente di pittura del Quattrocento in Italia centrale, ossia quel vasto territorio che, fino all’Unità d’Italia, era diviso tra lo Stato della Chiesa e lo Stato fiorentino: proprio dalla Toscana, “fucina” e patria del Rinascimento, o da una formazione comunque condotta nella stessa, provenivamo molti degli artisti impegnati nei domini pontifici, spesso su commissione delle gerarchie ecclesiastiche o dei signori locali cui il papa demandava l’amministrazione delle terre più lontane o più difficilmente governabili.
Partendo dallo studio del cortonese Luca Signorelli, allievo prima di Piero della Francesca ad Arezzo e poi di Verrocchio a Firenze, l’attenzione è andata concentrandosi sulle loro rispettive botteghe e sugli artisti che, “compagni di studio” di Signorelli, condussero il proprio tirocinio nell’orbita dei due grandi maestri: Pietro di Galeotto e Lorentino d’Arezzo, nel caso del pittore di Sansepolcro; Leonardo da Vinci, Pietro Perugino, Domenico Ghirlandaio, Sandro Botticelli, Lorenzo di Credi, nel caso del caposcuola fiorentino; Bartolomeo della Gatta in riferimento a entrambi (come nel caso di Signorelli, ma con una inversione cronologica).
L’impostazione seguita consiste nel conferire il massimo rilievo alla delineazione e alla ricostruzione dei contesti, in riferimento alle vicende storico-politiche, alla committenza e alla collocazione fisica originaria delle opere d’arte studiate.
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