“La voce” (settimanale), Diocesi di Perugia, 2004-2005
Il “Santo Anello”: leggenda, storia, arte, devozione, Comune di Perugia, 2005
Il 29 luglio del 1473 approdò sulla scena perugina un antico anello di calcedonio, che la tradizione venerava come il pegno delle nozze di san Giuseppe con Maria di Nazaret. Prelevato in circostanze non del tutto chiare dalla cittadina di Chiusi, l’anello venne riparato nella cappella del palazzo dei Priori, in attesa che si completassero i lavori di ampliamento della cattedrale, dove fu trasferito il 31 luglio del 1488.
Per accedere alla “reliquia”, racchiusa da uno splendido reliquiario cinquecentesco custodito in un forziere del 1473, occorrono ben quattordici chiavi che, custodite dalle massime autorità civili ed ecclesiastiche, ogni anno convergono in cattedrale nel giorno dell’ostensione, a simbolo e testimonianza di una sinergia che, oggi come allora, coinvolge la devozione verso uno dei “tesori” più preziosi della città di Perugia.
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Signorelli a Perugia: la pala della cattedrale di San Lorenzo, in Omaggio a Signorelli. Lo “Stendardo di Brera” alla Galleria Nazionale dell’Umbria, Quattroemme, Perugia, 2005
Senza voler disconoscere l’importanza di indagini storico-artistiche imperniate sul “gioco” delle attribuzioni e dei confronti stilistici, è senz’altro più fecondo e appassionante, quando possibile, un approccio diverso all’opera d’arte, orientato a ricostruire il contesto nel quale prese forma, in relazione sia alla committenza, sia alla collocazione fisica dell’oggetto: è con questa convinzione che è stato affrontato lo studio del primo capolavoro di Luca Signorelli, la Pala di Sant’Onofrio nel Museo Capitolare di Perugia (1484).
L’opera, per la sua importanza nel percorso artistico di Signorelli, se non altro in quanto imprescindibile punto di riferimento per ogni tentativo di definire la carriera giovanile del pittore, ha fatto spendere “fiumi” di inchiostro agli studiosi che, di volta in volta, si sono concentrati su tipologie, influenze e citazioni, trascurando per contro il progetto decorativo che, nelle intenzioni del committente, ruotava intorno alla grande pala, destinata a costituire il fulcro della cappella di Sant’Onofrio, una delle più grandi e importanti della cattedrale quattrocentesca.
I luoghi del Signorelli, Comune di Perugia, 2005
Se il percorso umano e professionale di Luca Signorelli, cortonese di nascita, si snodò prevalentemente in Toscana, i primi capolavori dell’artista non furono realizzati per questa regione, ma per città che appartenevano allo Stato Pontificio: naturalmente Roma, con gli affreschi delle pareti della cappella Sistina (1482); Perugia, con la pala del duomo di San Lorenzo (1484); Fabriano, con lo stendardo opistografo oggi custodito nella Pinacoteca di Brera a Milano (1482-1485).
Iacopo Vagnucci: vescovo e committente d’arte nel secondo Quattrocento, Provincia di Perugia, 2008
Iacopo Vagnucci (Cortona, 1416 – Corciano, 1487), insigne prelato della Curia romana e vescovo di Perugia (1449-1482), è noto soprattutto per aver commissionato al concittadino Luca Signorelli il suo primo capolavoro, la splendida Pala di Sant’Onofrio (1483-1484) oggi conservata nel Museo Capitolare di Perugia: un episodio certamente rilevante, ma non isolato, in quanto punto d’arrivo di un’attenzione costante verso tutte le arti, dall’architettura alla scultura, dalla pittura alla miniatura, dall’oreficeria all’arte vetraria.
Delle cure e attenzioni del Vagnucci beneficiarono, in primo luogo, tre illustri monumenti: la cattedrale di Perugia, alla cui ricostruzione e decorazione diede un contributo essenziale, imprimendovi un indirizzo di marca esplicitamente toscano-fiorentina; il castello di Pieve del Vescovo presso Corciano, nel quale, opportunamente ampliato e restaurato, trascorse in ritiro gli ultimi cinque anni della propria vita; il futuro duomo di Cortona, al quale regalò uno dei più straordinari esempi di oreficeria quattrocentesca, il cosiddetto Reliquiario Vagnucci (1457-1458) oggi custodito nel Museo Diocesano di quella città.
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La trifora absidale del duomo di Foligno nel Quattrocento, in “Bollettino Storico della città di Foligno”, nn. 29-30, Accademia Fulginia di Lettere Scienze e Arti, Foligno (Perugia), 2009
La storia complessa delle vetrate quattrocentesche già nel transetto destro del duomo di Perugia si è intrecciata con la vicenda, altrettanto travagliata, delle vetrate coeve provenienti dalla trifora absidale del duomo di San Feliciano a Foligno. Nella seconda metà del Settecento, infatti, accadde che entrambe le serie venissero acquistate dai padri francescani di Assisi, per esigenze connesse con la manutenzione e sostituzione delle numerose vetrate delle due chiese sovrapposte: il che spiega come mai, a tutt’oggi, i vari pannelli siano custoditi nel Sacro Convento di Assisi, distribuiti tra il museo e i magazzini.
Effettuando la ricostruzione virtuale della grande vetrata perugina, è stato dunque indispensabile compiere un lavoro analogo su quella già collocata nella tribuna absidale del duomo di Foligno: ciò ha permesso di ben delimitare le due serie, di dare una collocazione definitiva a tutti i pannelli conosciuti, di “ritrovare” quelli di cui si era persa memoria, di avvalorare la “ricomposizione” delle due vetrate anche sulla base del confronto reciproco.
Le vetrate quattrocentesche di San Lorenzo e San Feliciano, in “Archeo-Foligno” (bimestrale), n. 3, Foligno (Perugia), 2011
Nuove considerazioni sulla ricostruzione virtuale della grande vetrata quattrocentesca già collocata nella tribuna absidale del duomo di San Feliciano a Foligno, all’indomani della tavola rotonda del 26 aprile 2011 (Foligno, palazzo Trinci).
“Molto nella sua giovinezza si sforzò d’imitare il maestro”: Signorelli e Piero della Francesca, in Signorelli, “de ingegno et spirto pelegrino”, catalogo della mostra (Perugia-Orvieto-Città di Castello, 2012), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano), 2012
Il dibattito, perenne e irrisolto, sul tema delle origini pierfrancescane di Luca Signorelli, mai messe in discussione dalla storiografia in quanto attestate, seppure in modo indiretto, da prove documentarie, letterarie e visive, attende ancora che venga sciolto il nodo centrale di tutta la questione, quello relativo alla paternità dell’affresco già sulla torre detta del Vescovo a Città di Castello (1474) e oggi conservato in stato frammentario nella locale Pinacoteca Comunale: un lavoro che, per quanto lacunoso, costituisce un imprescindibile punto di riferimento per l’attribuzione al medesimo valente artefice di altri dipinti di scuola pierfrancescana. Una secolare tradizione tifernate, non necessariamente infondata, afferma che questo artefice sia Luca Signorelli e nel saggio viene compiuto il tentativo di sostanziare siffatta tradizione con nuove considerazioni, a partire dall’analisi attenta delle circostanze storiche che determinarono la commissione dell’affresco.
La seconda parte del saggio è incentrata sulla Presentazione al Tempio ora in collezione privata a New York, altro possibile lavoro giovanile di Signorelli, su cui esercitò una forte influenza il recente capolavoro del maestro, la Pala Montefeltro nella Pinacoteca di Brera a Milano.
Dopo il tirocinio svolto nella bottega di Verrocchio, secondo maestro di Signorelli, il catalogo ufficiale del nostro pittore si apre quindi con la Pala Vagnucci di Perugia e lo Stendardo di Brera da Fabriano, i primi lavori certi e datati di Luca, opere in cui, nonostante l’imporsi della nuova sensibilità fiorentina, la matrice pierfrancescana appare ancora più che evidente.
“Presentazione al Tempio”. Chiesa di San Bernardino – Tordandrea, Pro-loco di Tordandrea (Perugia), 2012
Il dipinto venne realizzato per l’altare maggiore della prima chiesa di San Bernardino (ora non più esistente) dentro le mura di Tordandrea, borgo ubicato nei pressi di Assisi. L’opera, la cui attribuzione è oggetto di dibattito, rappresenta un “centone” di motivi desunti dal Perugino e dal Pintoricchio, ma non mancano anche alcuni echi signorelliani.
La “Pala di Santa Cecilia” di Luca Signorelli (e una proposta per l'”Incoronazione della Vergine” del Ghirlandaio), in “Pagine Altotiberine”, n. 51, Associazione Storica dell’Alta Valle del Tevere, Città di Castello (Perugia), 2013
La Pala di Santa Cecilia (1516), conservata nella Pinacoteca Civica di Città di Castello, non va certo annoverata tra le opere migliori di Signorelli, ma è forse una di quelle più ricche di storia, più intimamente connesse ai contesti di provenienza, più radicate nella sensibilità religiosa e popolare dell’epoca. Riportando “mentalmente” il dipinto nel luogo originario di destinazione e cercando di ricostruirne la “cornice” storica, è stato possibile comprendere molto di più sul piano iconografico e iconologico, giungere a una plausibile ricostruzione virtuale dell’ancona smembrata (non coincidente con quella dell’attuale allestimento) e indagare le relazioni esistenti con un altro dipinto della Pinacoteca, l’Incoronazione della Vergine della scuola di Ghirlandaio, sulla cui provenienza è ora possibile formulare un’ipotesi concreta.
Lo studio è stato anche l’occasione per rendersi conto che l’opera nasconde, dietro lo sporco e l’invecchiamento, una qualità davvero insospettabile, specie in taluni brani nei quali non è improponibile ipotizzare l’intervento diretto dell’anziano maestro, di cui, non a caso, è stata individuata la firma nascosta.
La prima e tarda attività di Luca Signorelli: nuove indagini e acquisizioni, Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Fabrizio Fabbri Editore, Perugia, dicembre 2016
Il presente lavoro oscilla tra i due poli estremi della straordinaria parabola artistica di Luca Signorelli, in quanto a un primo capitolo incentrato sul tema della formazione e degli esordi, dal tirocinio pierfrancescano fin quasi alle soglie della maturità (lo Stendardo di Fabriano a Brera), segue un capitolo dedicato a uno dei filoni più rilevanti e prolifici della produzione signorelliana, quello della Sacra Conversazione, considerata lungo l’intero arco della carriera del pittore: dalla Pala Vagnucci di Perugia, l’opera della primissima maturità, alla Pala del Calcinaio di Cortona, un lavoro incompiuto ed ereditato da Francesco Signorelli, nipote, allievo e collaboratore di Luca.
La selezione delle opere su cui concentrare i nostri sforzi è stata effettuata in vista e preparazione della mostra umbra del 2012, considerando fondamentalmente tre fattori: primo, l’occasione unica e irripetibile di vedere riunite e affiancate, in prestito da collezioni italiane e straniere, tutte le opere che la critica passata e recente ha discusso come possibili lavori primo-signorelliani di impronta pierfrancescana; secondo, la necessità di proseguire e approfondire, specie sul versante della ricerca archivistica, i nostri studi (inaugurati dalla tesi di laurea discussa nel 2003 e pubblicati nel 2008) dedicati alla prima opera sicura del catalogo di Luca, la Pala Vagnucci di Perugia, che avrebbe costituito il perno centrale e il polo d’attrazione della suddetta mostra, una volta uscita dalla consueta collocazione nel Museo Capitolare del duomo cittadino; infine, il proposito di rivalutare (specie nel loro valore storico e iconografico) alcuni tardi dipinti – ascrivibili alla bottega di Signorelli e realizzati per località minori dell’Umbria – che, sino a oggi, hanno goduto di una fortuna critica pressoché inesistente: come è accaduto anche alla Pala della Concezione, situata nell’immediata periferia di Cortona, qui prescelta per il fortissimo rapporto che la lega al capolavoro perugino, in quanto dovuta alla committenza della medesima famiglia cortonese.
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Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma
Il DBI è stato concepito, fin dal lontano 1925, per affiancare la grande Enciclopedia Italiana come opera erudita che attingesse al sapere dei vari centri di cultura della penisola. L’intento era quello di tracciare una biografia collettiva degli italiani che avessero contribuito alla storia artistica, politica, scientifica e culturale del paese, a partire dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente: per convenzione, quella era l’origine di una storia potenzialmente “nazionale”.
Dopo una lunga riflessione e una laboriosissima opera di censimento, l’opera ha preso l’avvìo con il primo volume apparso nel 1960 ed è giunta nel 2016 al LXXXVII volume. Vengono biografati soltanto personaggi non più viventi. Le oltre 30.000 biografie fin’ora apparse, da Pietro Aaron a Francesco Robortello, sono tutte consultabili on-line. Basato su scrupolose ricerche originali firmate dai migliori esperti dei vari rami e controllate da équipes di redattori e revisori di alta professionalità, per la sua qualità il DBI è universalmente riconosciuto come opera unica nel panorama delle biografie storiche nazionali.
Nel 2010, dopo aver reso pubblico l’intero lemmario dell’opera fino alla sua conclusione (prevista in dieci anni), il DBI si è aperto alla collaborazione del pubblico cólto e si è data una direzione completamente rinnovata, arricchita dalla collaborazione della Fondazione per le Scienze Religiose di Bologna e della Scuola Normale di Pisa, di rinomati consulenti esterni e delle società storiche nazionali. Nell’occasione del centocinquantenario dell’unità d’Italia, il DBI ha anche sviluppato una nuova riflessione sulla tipologia degli italiani di cui tracciare i profili biografici secondo l’evolversi della sensibilità culturale del paese e della ricerca storica. E’ così venuta a dare maggiore spazio alle donne, ai protagonisti dell’economia e della finanza, della scienza e della tecnica, dello sport, delle arti minori e ai multiformi aspetti della società civile e delle istituzioni.
Testo tratto dalla pagina di presentazione del DBI nel sito della Treccani (clicca qui).
Scarica la voce “Scaramuccia Giovanni (Gian) Antonio” (pittore, 1570 ca – 1633)
(vol. 91, 2018)
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Scarica la voce “Sozi Bernardino (Bino)” (architetto, 1535 ca – 1604)
(vol. 93, 2018)
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Scarica la voce “Tiberio d’Assisi (Tiberio di Diotallevi)” (pittore, 1470 – 1524)
(vol. 95, 2019)
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Scarica la voce “Ugolino di Prete Ilario” (pittore, notizie dal 1357 – ante 1408)
(vol. 97, 2020)
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Scarica la voce “Vagnucci (Vannucci) Iacopo (Giacomo)” (vescovo, 1416 – 1487)
(vol. 97, 2020)
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Costruttori di una Chiesa Viva… come Pietre Vive! Parrocchia dei Santi Quirico e Giulitta – Robbiano di Giussano, Comunità Pastorale San Paolo, Giussano (MB), settembre 2017
Guida storico-artistica della chiesa parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta a Robbiano di Giussano, realizzata in occasione del Novantesimo di dedicazione della Parrocchiale (1927-2017), parallelamente alla “Mostra dell’Arredo Sacro” tenutasi nel vicino salone “San Giovanni Paolo II” (17 settembre-1° ottobre 2017).
Una mostra ripercorre la storia degli arredi sacri, in “Giussano: periodico informatore” (trimestrale), Comune di Giussano (MB), dicembre 2017
Un articolo sulla “Mostra dell’Arredo Sacro” allestita presso il salone “San Giovanni Paolo II” di Robbiano dagli allievi del Liceo Artistico “Amedeo Modigliani” di Giussano, in collaborazione con la Parrocchia di Robbiano e con il Circolo Culturale “Don Rinaldo Beretta”.
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“Un segno nella città”. Contributi di idee per un monumento dedicato a don Beretta, in “Giussano: periodico informatore” (trimestrale), Comune di Giussano (MB), maggio 2018
Un articolo sulla mostra “Un segno nella città” allestita presso il salone “San Giovanni Paolo II” di Robbiano dagli allievi del Liceo Artistico “Amedeo Modigliani” di Giussano, in collaborazione con il Circolo Culturale “Don Rinaldo Beretta”, con la locale Cooperativa di Consumo e con la Parrocchia di Robbiano.
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La “Presentazione al Tempio” attribuita a Luca Signorelli (e alcune proposte per la “Pala Montefeltro” di Piero della Francesca), in “Rivista d’Arte: periodico internazionale di Storia dell’Arte Medievale e Moderna”, serie V, vol. 10, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2020
Tra le opere riferibili al giovane Luca Signorelli, ancora nell’orbita del suo recente tirocinio svolto sotto Piero della Francesca, un posto di rilievo occupa la Presentazione al Tempio, uno stendardo processionale ora in collezione privata a New York. La datazione della tela non è unanime, ma le forti somiglianze con il San Paolo del 1474 a Città di Castello e le evidenti citazioni della Pala Montefeltro a Brera inducono a supporre la seconda metà degli anni settanta. Questo contributo propone del dipinto un’interpretazione matematico-geometrica di grande complessità che, essendo perfettamente sovrapponibile alla tavola di Milano, permette di ipotizzare l’estensione delle decurtazioni subite da quest’ultima su tutti e quattro i lati, confermando così quanto può essere osservato in un disegno cinquecentesco conservato agli Uffizi. Preliminarmente viene precisata la cronologia della Pala Montefeltro, anche in relazione ai suoi molteplici significati, e viene quindi discussa l’attribuzione dello stendardo americano a Signorelli, alla luce della sua primissima attività conosciuta.
Among the works attributable to the young Luca Signorelli, still in the orbit of his recent training carried out under Piero della Francesca, an outstanding place is occupied by the Presentation at the Temple, a processional banner now in a private collection in New York. The dating of the canvas is not unanimous, but the strong similarities with the San Paolo of 1474 in Città di Castello and the evident quotations from the Montefeltro Altarpiece in Brera lead us to suppose the second half of the seventies. This contribution proposes a highly complex mathematical-geometric interpretation of the painting which, being perfectly superimposable on the Milan table, allows us to hypothesize the extent of the cuts suffered by the latter on all four sides, thus confirming what can be observed in a sixteenth-century drawing preserved in the Uffizi. Preliminarily the chronology of the Montefeltro Altarpiece is clarified, also in reference to its several meanings, and the attribution of the American banner to Signorelli is then discussed, in light of its very first known activity.
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